La rinascita della lingua italiana nella musica globale
In un’epoca in cui la musica viaggia senza confini e si mescola tra generi, stili e culture, assistiamo alla rinascita della lingua italiana nella musica globale. Un tempo considerata un ostacolo per il successo internazionale, oggi non è solo una questione di orgoglio nazionale, ma è un fenomeno culturale che coinvolge linguistica, estetica, simbolismo e persino antropologia. Oggi, cantare in italiano non solo è possibile, ma è spesso una scelta consapevole e strategica, adottata anche da artisti internazionali.
L’italiano come suono, immaginario e identità
L’italiano, infatti, non è solo una lingua da comprendere: è un suono da sentire. Porta con sé un’identità precisa fatta di emozione, intensità, dolcezza, e una certa teatralità. È la lingua dell’opera, del cinema, della canzone d’autore; è musicalità pura. E tutto questo, in un mondo in cui la musica ha bisogno di distinguersi per essere riconosciuta, lo rende un codice potente e riconoscibile. L’italiano non è la lingua più parlata nel mondo, ma è forse tra le più cariche di immaginario. Comunica amore, bellezza, passione, gusto, arte. Anche chi non lo capisce, lo percepisce come qualcosa di elegante, profondo, “sentito”.
Quando l’italiano conquista gli artisti internazionali
Questo spiega perché, in tempi recenti, sempre più artisti stranieri decidano di inserire versi in italiano nei loro brani, o addirittura di cantare intere canzoni nella nostra lingua. Un esempio eclatante arriva da una delle artiste più influenti al mondo: Beyoncé. Nel 2024, all’interno del suo album Cowboy Carter, ha inserito un passaggio interamente in italiano nella canzone Daughter. Le sue parole — “Se dormi, se sogni, se piangi, se ridi, io sarò con te” — non sono solo un vezzo stilistico, ma l’attivazione consapevole di un immaginario. Quella frase sembra uscita da un film di Fellini o da una poesia d’amore scritta in controluce, e racchiude l’idea che l’italiano, oggi, possa servire a comunicare sentimenti universali, ma con una grazia unica.
Non è un caso isolato. Il rapper estone Tommy Cash ha pubblicato una canzone intitolata Macchiato, scegliendo l’italiano come simbolo di stile e provocazione estetica. Il duo francese Dov’è Liana ha costruito la sua identità proprio sul cantare in italiano, pur essendo francese, dando alla musica elettronica un tono più caldo, cinematografico. Anche in ambito underground, artisti come Emanuele scelgono spesso l’italiano per testi sospesi tra melodia e sperimentazione. Tutti questi artisti non “fingono” di essere italiani, ma usano la lingua come un dispositivo culturale: l’italiano diventa una scelta, non un’eredità.
La nuova globalizzazione culturale e il valore del “locale”
Ma perché proprio ora? La risposta va cercata nel modo in cui la globalizzazione culturale è cambiata. Se fino a qualche decennio fa si cercava l’uniformità — e l’inglese era la chiave per arrivare ovunque — oggi la tendenza è opposta: ciò che è specifico diventa globale. Le lingue minoritarie, le identità locali, i suoni autentici vengono valorizzati. L’italiano, con la sua musicalità naturale e il suo carico simbolico, risponde perfettamente a questo bisogno. Non è più necessario tradursi per essere compresi: si può emozionare anche attraverso una lingua non universale, perché universali sono le emozioni che trasmette.
Anche storicamente è interessante notare l’inversione: negli anni ’80, con l’Italo Disco, moltissimi artisti italiani cantavano in inglese per sembrare internazionali, mascherando l’italianità pur mantenendo uno stile tutto nostro. Oggi succede il contrario: l’italiano è usato proprio perché è italiano. È diventato sinonimo di unicità, di stile, di vibrazione emotiva. Non è un caso se artisti italiani come i Måneskin, pur cantando spesso in inglese, mantengano l’italiano in brani simbolici e lo portino con orgoglio anche su palchi globali.
La rinascita della lingua italiana: una scelta estetica e politica
In un mondo dove tutto tende ad assomigliarsi, cantare in italiano significa distinguersi. È un atto estetico, ma anche politico. È una forma di resistenza al livellamento culturale. È la dimostrazione che il valore di una lingua non sta solo nella quantità di chi la parla, ma nella profondità di ciò che riesce a comunicare.
Cantare in italiano, oggi, non è più un ritorno al passato. È un salto nel futuro.
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