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Sit Down for Dinner: il nuovo album dei Blonde Redhead!

Se è vero che una cena deve essere gustata per bene, allora vi conviene accomodarvi e assaggiare questo nuovo capolavoro dei Blonde Redhead, traccia dopo traccia.

Sit down for dinner” è uscito il 29 settembre 2023 dopo nove anni di fermo da parte della band italo-giapponese from NYC di Kazu e dei gemelli milanesi Amedeo e Simone. Nove anni di fermo che hanno visto la voce femminile mettersi alla prova con un progetto solista di tutto rispetto (“Adult Baby”, 2019).

Il titolo dell’album è preso da “L’anno del pensiero magico” di Joan Didion, un libro le cui tematiche principali sono quelle della perdita e dell’elaborazione del lutto, tematiche cupe che, in realtà, non vengono evocate all’interno dell’album. L’aria che si respira, dalla prima all’ultima traccia, in cui si alternano le voci maschili a quella femminile, è un’aria di relax. È un lasciarsi andare ai piaceri della vita, come quello del cibo appunto.

Se è vero che l’attendevamo così tanto, è vero anche che per ascoltarli bisogna davvero fermarsi, sedersi e procedere ad un’immersione totale, perché ascoltare la loro musica è prendere parte ad una sorta di apparizione nel tempo e nello spazio che quasi ci lascia increduli. I Blonde Redhead sono una di quelle band che o la dai per dispersa, oppure confidi in lei, l’attendi come un’anima gemella, senza porti domande riguardo il suo ritorno nella tua vita, perché lo sai che tornerà.

L’artwork già arriva alla frutta, ma noi vogliamo gustare l’album con ordine, dall’inizio alla fine. Ad ogni modo, quella fragola illustrata messa al centro della copertina su sfondo rosa confetto, ci riporta immediatamente a quella di “23” del 2007, che ricorderete raffigurare una tennista con quattro gambe, messa lì, in mezzo, su uno sfondo azzurrino.

L’antipasto si chiama “Snowman” e sembra già saziarci con un utilizzo completo della strumentazione e con le voci maschili della band, che definiscono immediatamente e in modo chiaro la realtà dei fatti: i Blonde Redhead sono tornati, con annesse chitarrine e batteria. Da “Kiss her kiss her” subentra la voce di Kazu Makino, ancora pronunciata rispetto al resto dell’album, cadenzata da ritmi più serrati di batteria e da un piano effettato che già inizia a portarci verso una dimensione leggermente più onirica. Nella terza traccia, “Not for me” torniamo per un istante alle voci di Amedeo e Simone e ad un utilizzo della chitarra che al minuto e 45 della canzone scivola delicatamente verso un’acustica ovattata. Il sound rientra più deciso con “Melody Experiment”, alternando nuovamente la voce della Lei del gruppo, che sembra quasi volersi far sentire, dare voce ad un carattere più deciso e meno dreamy. Non vi preoccupate, questo brano era giusto una sigaretta a metà pasto per prendersi una pausa, perché Rest of her life” torna in un’atmosfera evocativa che quasi sembra accompagnarci dolcemente in una meditazione, da fare rigorosamente brilli e sdraiati a pancia piena sul prato nel giardino del ristorante. Come affrontare poi la questione con l’omonima doppia traccia dell’album “Sit down for dinner”? In nessun modo, se non lasciandosi andare ancora più dolcemente nella prima parte e lasciarci svegliare nella seconda, dove è arrivato il momento di rientrare in sala per ballare, ma solo agitando la testa, con fare un po’ wasted, come ai tempi dei club underground, perché con i Blonde Redhead, nonostante siano passati quasi 10 anni dall’ultima pubblicazione, sempre di clubbing Indie-Rock si parla. È lì che loro sono rimasti e, con questo album ci invitano verso quel mondo a cui la generazione dei Millenials è molto affezionata, quel mondo fatto di chitarrine e balletti sotto terra, strappato dall’avvento della Trap.

Il resto delle canzoni dell’album (“I thought you should know”, “Before ed “If”) è di nuovo un’allegra parentesi di vita che termina con “Via Savona”, che ci accompagna dolcemente verso la fine con degli accordi di pianoforte, sintetizzatori e la voce soave di Kazu Makino che sostanzialmente, a parte qualche vocalizzo paradisiaco, a livello verbale non racconta nulla di questa Via Savona. Bisogna solo lasciarsi andare all’immaginazione, come nel resto dell’album in cui, con le chitarre o con i synth, i Blonde Redhead ci portano sempre a sognare.

Per concludere c’è da dire che, oltre la copertina dell’album, anche il sound rimanda molto a quello di “23” e

di tutte le altri produzioni. Forse quell’album in particolare era leggermente più sporco, più Rock. Basti pensare alla meravigliosa “Spring and by summer fall” dai ritmi incalzanti.

Sit down for dinner” si amplifica in delle stratificazioni sonore più avvolgenti, però sicuramente i Blonde Redhead portano un marchio, che è dato soprattutto dalla voce di Kazu. Loro non sono una di quelle band che sperimentano troppo. Sono una di quelle band che si rincontrano con calma sull’Isola D’Elba dopo nove anni e ricominciano a lavorare insieme, come una famiglia che non si è mai divisa e che conosce perfettamente l’uno le abitudini dell’altro. Forse alcuni di voi potrebbero esserci rimasti un po’ male a fine pasto, magari dopo tutto questo tempo avevate aspettative diverse, visto e considerato che dei piatti così non li mangiavate dal 2014.

A noi i Blonde Redhead piacciono. Non pretendiamo grandi evoluzioni da una band che merita tantissimo, solo per il semplice fatto che è tornata coraggiosamente, pura nel suo genere ed in tempi come questi, per ricordarci che l’Indie-Rock non è morto.

A cura di Laura Nasoni.