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Il Caffè, un rito italiano

Il momento del caffè è da sempre un momento di profonda sacralità sociale, in tutta la Penisola ma soprattutto nell’accogliente Sud il caffè rappresenta un rito pagano di confronto e conforto.

Il caffè sposa la regola delle tre C. Secondo la tradizione napoletana la vera “tazzulella” deve essere sorseggiata “calda, comoda e carica”.

Una formula vincente che sembra derivare dalla frase dialettale “comme cavolo coce”, scritta sul muro dietro il Conservatorio della città partenopea da alcuni musicisti che, seppur in ritardo, non rinunciavano ad un caffè e ad una breve chiacchierata.

Come a dire che l’espresso va bevuto bollente e comodamente seduti per poterlo assaporare al meglio e riceverne la giusta carica. C’è chi poi alle tre celebri C ne aggiunge una quarta: il caffè, infatti, andrebbe sempre bevuto in compagnia.

Il caffè cambia volto a seconda della regione, della stagione e dei gusti degli avventori; il barista è un cardine su cui ruota il quotidiano del vivere frenetico, un momento di pausa e ristoro.

Un momento che deve appartenere a tutti; il caffè sospeso come manifesto sociale. Chiunque deve potere vivere il tempo di ‘Na tazzulella ‘e cafè , un tempo lento, appunto sospeso e per assurdo un tempo di rottura.

Anche quando il mondo si accartoccia su se stesso , avremo sempre il tempo per un buon Caffè.


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