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Innamorarsi delle commedie romatiche

Per chi ha vissuto gli anni dell’adolescenza e della giovinezza a ridosso dei primi anni duemila sa di essere cresciuto nella convinzione che l’amore ideale era quello rappresentato nelle commedie romantiche. C’è chi le ama perché infondono la speranza di trovare una relazione da favola, e chi le detesta perché promotori di qualcosa di irrealizzabile. 

Quando la scelta di guardare un film finisce su “Come farsi lasciare in dieci giorni” si è consapevoli di avere delle certezze: Kate Hudson e Matthew McConaughey sono oggettivamente bellissimi, fanno una scommessa, si odiano ma poi si amano senza dirselo, ma un certo punto uno dei due fa qualcosa che delude l’altro e si allontanano, ma alla fine si rincorrono perché entrambi capiscono che il loro amore può superare ogni ostacolo. E vissero per sempre felici e contenti. 

Gli stessi elementi di trama potrebbero essere applicati ai più recenti “Anyone but you” e “Rosso, bianco & sangue blu”, con qualche dettaglio in più o in meno e in un ordine differente, ma i titoli di coda seguiranno sempre all’happy ending.
Ma se l’intreccio dei fatti è così prevedibile, cosa li rende così allettanti? È proprio questo il punto: la commedia romantica è quel genere di film che viene scelto quando si cerca conforto, quando la consapevolezza che tutto finirà per il verso giusto è quella certezza che sentiamo mancare nelle giornate storte. Perché la vita disastrata e impacciata di Bridget Jones assomiglia alla nostra, e vedere che lei ha avuto la meglio su fato avverso ci infonde la speranza che possa accadere anche a noi

Ma non è solo una questione di empatia: come insegna “L’amore non va in vacanza” l’elemento che la rende una commedia romantica esemplare (ed è la stessa ragione per cui una fetta di pubblico non esprime gradimento) è il tempismo. Ed è proprio attorno a questo che ruota tutta la storia: Amanda Woods e Iris Simpkins sono ciascuna al punto di rottura e scelgono di allontanarsi dai propri problemi a migliaia di chilometri di distanza. E quando la produttrice americana è sul punto di pentirsene, accade l’incontro: un gentleman inglese che bussa alla sua porta come se fosse piovuto dal cielo, come un desiderio che si avvera.

E lo spettatore è lì, davanti allo schermo, che nonostante si aspetti quello che sta per succedere, la tensione non lo abbandona comunque; perché quel tempismo su cui i film costruiscono le storie e fanno sognare è la scintilla che ognuno vorrebbe trovare nella propria vita. Ma va ricordato, come Robin ricorda a Ted in “How I met your Mother: “se c’è la chimica, ti manca soltanto una cosa: il tempismo. Ma il tempismo è una brutta bestia”.


Articolo di Martina Massa