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Il David di Donatello 2024 delude

La sera del 3 Maggio Roma ha ospitato la 69esima edizione dei David di Donatello, che non ha però pareggiato la levatura dei film in lizza per i premi. 

A partire dai conduttori della serata: Carlo Conti, che si è dimostrato un presentatore artificioso e inespressivo, e Alessia Marcuzzi, decisamente un po’ troppo sopra le righe, con toni completamente fuori luogo ed interventi che avrebbero dovuto far ridere, ed invece suscitavano solo un forte imbarazzo. 

Non ha aiutato nemmeno vedere la sala quasi vuota, mal gestita da una regia davvero imbarazzante: montaggio discontinuo, movimenti di camera da mal di mare, musiche che partivano fuori tempo. Il punto più alto si è raggiunto nell’omaggio ai lavoratori dell’industria cinematografica scomparsi nel 2024: una carrellata di foto stile tributi di Hunger Games.

Il disappunto non è mancato anche per la scelta di Fabrizio Biggio per la consegna dei premi tecnici (miglior fotografia, make up, sonoro, effetti speciali…) su un palco a parte, completamente vuoto, anziché all’interno del Teatro di Cinecittà dove si è svolta la cerimonia. Ancora una volta ci si trova di fronte ad una vetrina cinematografica che strizza l’occhio ad attori, registi, sceneggiatori e “si dimentica” di tutti gli operatori che svolgono il lavoro dietro le quinte, invece fondamentali per la completa realizzazione del prodotto cinematografico. 

Un vero peccato, se si pensa che l’edizione di quest’anno si preannunciava appassionante: un testa a testa tra “C’è ancora domani, esordio alla regia di Paola Cortellesi, e “Io Capitano di Matteo Garrone, già in corsa agli Oscar 2024.

Trionfa pertanto il film di Garrone, conquistando sette statuette, tra cui quella per il Miglior Film, mentre Cortellesi realizza 6 delle 19 candidature, tra cui “Miglior Regia esordiente” e “Miglior Attrice Protagonista”. Ci piace pensare di aver portato fortuna ai Subsonica: dopo averli ospitati nei nostri studi il 16 Aprile, il gruppo si è aggiudicato il premio come “Miglior compositore” per il film Adagio

L’evento che sarebbe dovuto essere di valorizzazione e promozione del cinema italiano in ogni sua parte, si è dimostrato invece alla pari dell’animazione da villaggio turistico. Ma soprattutto non ha reso giustizia a tutti quei film che a prescindere dai premi ricevuti, hanno riportato il pubblico nelle sale, ottenendo il riconoscimento più grande, a cui chiunque del mondo del cinema ambisce.

Articolo di Arianna Gnasso e Martina Massa