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Emily tra l’Io e l’Es

Emily/ Simposiarcha sono due i volti in cui lasci fluire la tua essenza, quanto di te é artefatto , mediato e quanto è il frutto di una vera ricerca interiore?

“Non esiste una scissione tra persona e personaggio nel mio caso: si può dire che io mi identifichi nella figura dell’artista che rende la sua vita stessa un’opera d’arte. Sono sempre stata una bimba curiosa e votata al Bello, quindi ho sempre saputo che a prescindere dal percorso, quello che avrei intrapreso sarebbe stato una figata. Mi sento in tutto e per tutto parte della mia arte, che non sarebbe tale se non fosse coerente con il resto delle mie emanazioni nel mondo, dalle scelte lessicali talvolta auliche mixate ad anglicismi random, alle scelte di outfit iperfemminili ed appariscenti; il mio stesso loft-studio è arredato a mia immagine e somiglianza.
Paradossalmente, forse, l’unica fase che può essere considerata quasi strategica è proprio stata quando ho scelto la via della coerenza e dell’onestà brutale: nel momento in cui ho capito che avrei vissuto (anche) della mia immagine mi sono sforzata di essere più vera possibile, poiché conoscendomi sapevo che se mi fossi costruita una maschera disarmonica rispetto alla mia persona non avrei saputo portare avanti a lungo quella che io avrei vissuto come menzogna.”

Il tuo “pensiero divergente” emerge in modo lampante dalla tua produzione artistica; immagina un mondo in cui l’etica borghese considera “anomalo” un giurista , avresti scelto quella via d’espressione?

“Ad essere sincera, avendo da molto tempo preso atto della limitatezza cognitiva che purtroppo ci caratterizza come specie, da anni mi sono educata ad applicare il mio pensiero laterale solo al mio universo, non amo riflettere su mondi paralleli o ideali nei quali le cose funzionano alla rovescia: lo reputo uno spreco di risorse, il cosiddetto mondo reale ha già un’infinità di combinazioni su cui meditare.
Però sono convinta di far parte di un cluster di umanità che ha sempre avuto la tendenza a deviare dalla norma, generando spesso progresso e innovazione. E comunque, a prescindere dal settore, non sono mai stata in grado di conformarmi nemmeno volendolo.”

La cultura Pop sta sovvertendo i suoi orizzonti, la tua sensibilità artistica si coniuga evidentemente con un attento personal branding, senti di essere nella giusta direzione?

“Questa domanda mi porta a completare quanto già introdotto all’inizio: al giorno d’oggi la strada dell’artista di natura performativa non può essere intrapresa scissa dal proprio personal branding se si vuole sperare in un minimo di attenzione. L’incoerenza non paga. Quindi sì, non solo mi sento di star lavorando egregiamente da quel punto di vista, ma ritengo anche ingenuo chi la reputa un’attività superflua.
La cultura pop, l’arte e il mercato sono tre aspetti che non possono prescindere l’uno dall’altro, portano necessariamente a un’intersezione rappresentata dal progetto che chi crea compie per lasciare il segno nella cultura da quasi un secolo a questa parte.”

Ascolta qui il discusso singolo

Articolo di Michele Piramide